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Nasce nel segno del moscato, quando Piero Coppo, il fondatore, inizia a produrre, dai primi del Novecento, gli spumanti dolci che sono l'impronta distintiva del Made in Italy, prima che l'abitudine anglofila lo chiamasse così.
Dagli spumanti dolci ai vini brut a base pinot il passo è ovvio, così come ovvio è stato confrontarsi con i grandi vini rossi del Monferrato e di Langa.
L’azienda diviene solida e lo testimoniano l'elegante casa di famiglia nel centro della città, la lunga teoria di cantine che penetrano nella collina mettendo a nudo, per stratificazioni geologiche successive, le varie epoche.
A Piero segue il figlio Luigi che amplia l’azienda, la dota di strutture e strumenti che mettano in grado di competere con i mercati che si stanno aprendo nel difficile dopoguerra e lascia ai propri figli, Piero, Gianni, Paolo e Roberto, oltre ai vigneti anche una filosofia di vita e di produzione da cui nascono i vini di oggi.
L’entusiasmo dei quattro ragazzi, che prendono giovanissimi in mano l’azienda, li porta ad anticipare quelle che saranno poi le tendenze vincenti dei ruggenti anni ottanta.
La scomparsa del padre, nel 1984, coincide con la vendemmia del rinascimento.
Nasce, tra gli altri cru, il Pomorosso, barbera in barrique, bandiera dell’orgoglio piemontese di questo vitigno riscattato.
Il coraggio della gioventù che ha i piedi ben saldi nella tradizione li porta a confrontarsi anche con i vitigni che stanno formando il gusto di un mercato internazionale, così chardonnay e cabernet entrano nella sfida della famiglia.
Ovviamente rimane il moscato, diventa protagonista la freisa, che interpretano, col Mondaccione, in modo assolutamente personale.
Ristrutturazione della cantina storica e onerosi investimenti, restauri e recuperi ambientali caratterizzano gli ultimi anni.
Massimiliano ed Edoardo, i nuovi arrivati di quarta generazione, si presentano come portatori di energia per una nuova svolta poiché sono mutate le condizioni del mondo, il mercato si è fatto globale, il gusto si è orientato sul nuovo modello di consumo: ci vuole prontezza, naso, visione d’assieme per chiudere il cerchio di quell’eleganza formale e sostanziale che si trova nelle vetrate liberty della casa di famiglia, e nei vini.
MONTERIOLO CHARDONNAY PIEMONTE DOC 1999 COPPO
Lo Chardonnay, in Piemonte, non è come molti credono un’introduzione moderna.
La sua presenza è attestata a partire dalla prima metà dell’Ottocento grazie all’intraprendenza di Filippo Asinari, Conte di san Marzano e Costigliole ed importante figura politica-militare.
Al suo rientro dalla Francia, dove aveva collaborato al fianco di Napoleone, portò con sé alcune barbatelle di Chardonnay dalla famosissima vigna di Montrachet per metterle a dimora a Costigliole.
La loro presenza sul territorio ancora perdura perché la composizione del suolo e il microclima a loro congeniale ne ha permesso il radicarsi.
Monteriolo è stato prodotto per la prima volta nel 1984; si trattava di un uvaggio composto da Chardonnay in prevalenza e Cortese.
Attualmente è Chardonnay in purezza affinato per sette, otto mesi in barrique sui lieviti, con frequenti batonage e successivi otto mesi di bottiglia prima di essere immesso al consumo.
Splendido colore giallo paglierino carico.
Al naso, accanto alle note minerali, sentori di camomilla, cedro e frutta esotica.
Un grande Chardonnay, austero e dalla grande possibilità di ulteriore invecchiamento.