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Codice: 00001338
Categoria: Champagnes e Cremant
Disponibilità:
0
Contenuto:
0,77 lt.
Confezione:
Bottiglia
Località: Francia-Champagne
Produttore:
G. H. Mumm & C° Reims
L’avvocato René Lalou è stato presidente e direttore generale della Maison Mumm dal 1939 al 1973, anno della sua morte (il 12 agosto, alla veneranda età di 96 anni), anche se bisogna dire che Lalou aveva iniziato a dare il proprio contributo alla Maison sin dal 1920, pertanto ha rappresentato una figura importantissima per Mumm, forse alla stregua degli stessi fondatori.
Infatti, se la già solida reputazione di Mumm, fondata nel 1827 dai tre fratelli tedeschi Jacobus, Gottlieb e Philip, ha conosciuto un’impennata si deve proprio a monsieur Lalou.
È ricordato come l’uomo che ha fatto di Mumm la prima etichetta di Champagne, con una produzione che è passata dal milione di bottiglie del 1945 ai 6 milioni del 1972, ma noi preferiamo ricordarlo come l’uomo che ha elevato di rango i vigneti Mumm, prima riportandoli in vita dopo la tragedia della fillossera e delle due guerre, quindi valorizzando i singoli Cru.
L’idea di Lalou, infatti, era di racchiudere in bottiglia il “gusto” del terroir di Mumm, il suo DNA, e, per farlo, volle porre l’accento sull’origine del vini.
L’anima dello Champagne è racchiusa nell’arte dell’assemblage, che se da un lato permette lo sviluppo di vini complessi, dall’altro finisce per generalizzare il terroir.
Lalou, invece, aveva capito l’importanza dei terreni, dei vari vigneti e per questo voleva farli esprimere in armonia, come le note che compongono un’opera magistrale.
Insomma, voleva estremizzare il concetto di assemblage e portarlo oltre le varietà per scendere a livello dei singoli Cru.
Per arrivare a ciò, percorse palmo a palmo i vigneti di proprietà della Maison, giornalmente e instancabilmente, tra l’altro cresciuti da 50 a 96 ettari proprio sotto la sua guida (oggi sono 220, di cui 160 Grand Cru), assaggiando, ripiantando, reinnestando, operando selezioni, riorganizzando.
Un vero e proprio incontro tra l’uomo e la terra, che ha portato all’individuazione dei migliori Cru. Quindi, insieme allo chef de cave Jacques Barrot, li racchiuse con la vendemmia 1966 in una cuvée esclusiva già a partire dalla bottiglia.
La cuvée portava il suo nome e rappresentava il coronamento di un sogno.
Purtroppo l’opera rimase incompiuta.
Con la scomparsa di Lalou, il progetto non raggiunge quella profondità che il grande uomo avrebbe voluto, arrivando a un’ulteriore valorizzazione a livello delle migliori parcelle all’interno dei Cru.
Ironia della sorte, la cuvée ha conquistato negli anni ’80 e ‘90 appassionati e grandi chef, ma è stata prodotta la luce solo in nove annate.
L’ultima fu il 1985.
Nel 1998, grazie all’ingresso di Mumm in orbita Pernod-Ricard e dopo un periodo oggettivamente non facile, è iniziato un rilancio volto a riportare la Maison sui livelli di eccellenza che le erano propri sin dalla fondazione (il motto di Georges Hermann Mumm era “soltanto il meglio”).
Con questo nuovo corso è stato anche riportato in vita il progetto R. Lalou (si noti che il nome è cambiato per questioni di copyright con gli eredi).
Così iniziano piccole vinificazioni mirate all’individuazione di eccezionali parcelle dei Cru selezionati a suo tempo da Lalou.
Il meglio del meglio, parcelle selezionate per esposizione ed età dei vigneti.
Dodici in tutto, con estensioni da 0,13 a 4,3 ettari, collocate nella parte nord (Mailly, Verzenay e Verzy) e sud (Aÿ, Ambonnay e Bouzy) della Montagne de Reims per il Pinot Noir e nella Côte des Blancs (Avize e Cramant) per lo Chardonnay.
Rara immagine fotografica dell'Avvocato René Lalou.
RENÉ LALOU CHAMPAGNE BRUT 1982 G. H. MUMM & C°
Quella del 1982 fu un’annata eccezionale con un andamento prossimo all’ideale.
Un inverno molto freddo, una primavera inizialmente fresca che successivamente vide le temperature salire rapidamente, fino alla fioritura di giugno semplicemente perfetta.
Alcune zone furono appena toccate dalle muffe tra giugno e luglio; poi un agosto e un settembre caldi e asciutti, con le piogge arrivate solo poco prima della vendemmia a portare le uve a uno stadio di maturazione perfetto, evitando così rischi di sovramaturazione.
Vendemmia (20 settembre) eccellente, pure di quantità, anzi da record (14.054 Kg/ha!), per vini ricchi e complessi, strutturati e con notevole capacità di invecchiamento, soprattutto eleganti.
Alcol potenziale 9,15°, acidità 7,85 g/l.
50% Pinot Noir, 50% Chardonnay; dég. 2011.
Senza dubbio ci troviamo di fronte a un grandissimo Champagne.
Uno Champagne fatto di una materia di primordine, spesso, ricco, ancor fresco ma finemente maturo allo stesso tempo, animato da uno spunto di torrefazione.
Non mancano note delicatamente dolci quasi sul versante del caramello, la mineralità di netto richiamo marino, una sottilissima affumicatura.
Champagne complesso e profondo che si rivela essere non semplicemente in splendida forma, ma anche e soprattutto irresistibilmente piacevole.
La bocca è anch’essa spessa, piena, ma pure rotonda, insomma cremosa, quindi è nuovamente fresca, assolutamente coerente con il naso, pertanto a rappresentarne la naturale prosecuzione, integrata con una bellissima acidità che dona dinamismo e profondità all’assaggio.
Lunghissimo il finale, fruttato e minerale.
Infatti, se la già solida reputazione di Mumm, fondata nel 1827 dai tre fratelli tedeschi Jacobus, Gottlieb e Philip, ha conosciuto un’impennata si deve proprio a monsieur Lalou.
È ricordato come l’uomo che ha fatto di Mumm la prima etichetta di Champagne, con una produzione che è passata dal milione di bottiglie del 1945 ai 6 milioni del 1972, ma noi preferiamo ricordarlo come l’uomo che ha elevato di rango i vigneti Mumm, prima riportandoli in vita dopo la tragedia della fillossera e delle due guerre, quindi valorizzando i singoli Cru.
L’idea di Lalou, infatti, era di racchiudere in bottiglia il “gusto” del terroir di Mumm, il suo DNA, e, per farlo, volle porre l’accento sull’origine del vini.
L’anima dello Champagne è racchiusa nell’arte dell’assemblage, che se da un lato permette lo sviluppo di vini complessi, dall’altro finisce per generalizzare il terroir.
Lalou, invece, aveva capito l’importanza dei terreni, dei vari vigneti e per questo voleva farli esprimere in armonia, come le note che compongono un’opera magistrale.
Insomma, voleva estremizzare il concetto di assemblage e portarlo oltre le varietà per scendere a livello dei singoli Cru.
Per arrivare a ciò, percorse palmo a palmo i vigneti di proprietà della Maison, giornalmente e instancabilmente, tra l’altro cresciuti da 50 a 96 ettari proprio sotto la sua guida (oggi sono 220, di cui 160 Grand Cru), assaggiando, ripiantando, reinnestando, operando selezioni, riorganizzando.
Un vero e proprio incontro tra l’uomo e la terra, che ha portato all’individuazione dei migliori Cru. Quindi, insieme allo chef de cave Jacques Barrot, li racchiuse con la vendemmia 1966 in una cuvée esclusiva già a partire dalla bottiglia.
La cuvée portava il suo nome e rappresentava il coronamento di un sogno.
Purtroppo l’opera rimase incompiuta.
Con la scomparsa di Lalou, il progetto non raggiunge quella profondità che il grande uomo avrebbe voluto, arrivando a un’ulteriore valorizzazione a livello delle migliori parcelle all’interno dei Cru.
Ironia della sorte, la cuvée ha conquistato negli anni ’80 e ‘90 appassionati e grandi chef, ma è stata prodotta la luce solo in nove annate.
L’ultima fu il 1985.
Nel 1998, grazie all’ingresso di Mumm in orbita Pernod-Ricard e dopo un periodo oggettivamente non facile, è iniziato un rilancio volto a riportare la Maison sui livelli di eccellenza che le erano propri sin dalla fondazione (il motto di Georges Hermann Mumm era “soltanto il meglio”).
Con questo nuovo corso è stato anche riportato in vita il progetto R. Lalou (si noti che il nome è cambiato per questioni di copyright con gli eredi).
Così iniziano piccole vinificazioni mirate all’individuazione di eccezionali parcelle dei Cru selezionati a suo tempo da Lalou.
Il meglio del meglio, parcelle selezionate per esposizione ed età dei vigneti.
Dodici in tutto, con estensioni da 0,13 a 4,3 ettari, collocate nella parte nord (Mailly, Verzenay e Verzy) e sud (Aÿ, Ambonnay e Bouzy) della Montagne de Reims per il Pinot Noir e nella Côte des Blancs (Avize e Cramant) per lo Chardonnay.
Rara immagine fotografica dell'Avvocato René Lalou.
RENÉ LALOU CHAMPAGNE BRUT 1982 G. H. MUMM & C°
Quella del 1982 fu un’annata eccezionale con un andamento prossimo all’ideale.
Un inverno molto freddo, una primavera inizialmente fresca che successivamente vide le temperature salire rapidamente, fino alla fioritura di giugno semplicemente perfetta.
Alcune zone furono appena toccate dalle muffe tra giugno e luglio; poi un agosto e un settembre caldi e asciutti, con le piogge arrivate solo poco prima della vendemmia a portare le uve a uno stadio di maturazione perfetto, evitando così rischi di sovramaturazione.
Vendemmia (20 settembre) eccellente, pure di quantità, anzi da record (14.054 Kg/ha!), per vini ricchi e complessi, strutturati e con notevole capacità di invecchiamento, soprattutto eleganti.
Alcol potenziale 9,15°, acidità 7,85 g/l.
50% Pinot Noir, 50% Chardonnay; dég. 2011.
Senza dubbio ci troviamo di fronte a un grandissimo Champagne.
Uno Champagne fatto di una materia di primordine, spesso, ricco, ancor fresco ma finemente maturo allo stesso tempo, animato da uno spunto di torrefazione.
Non mancano note delicatamente dolci quasi sul versante del caramello, la mineralità di netto richiamo marino, una sottilissima affumicatura.
Champagne complesso e profondo che si rivela essere non semplicemente in splendida forma, ma anche e soprattutto irresistibilmente piacevole.
La bocca è anch’essa spessa, piena, ma pure rotonda, insomma cremosa, quindi è nuovamente fresca, assolutamente coerente con il naso, pertanto a rappresentarne la naturale prosecuzione, integrata con una bellissima acidità che dona dinamismo e profondità all’assaggio.
Lunghissimo il finale, fruttato e minerale.