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Appassionato e cultore del buon vino Giuseppe dapprima destinò il vino da lui prodotto ai pranzi ufficiali e alle cerimonie per gli ospiti illustri, diplomatici, ambasciatori, principi e nobildonne di tutto il mondo che frequentavano il sontuoso palazzo degli Alliata, Villa Valguarnera.
L’attività intrapresa da Giuseppe fu proseguita dal figlio Edoardo Alliata e dai suoi discendenti, raggiungendo il culmine con Enrico Alliata che, sulle orme dei suoi predecessori, continuò a investire per migliorare l’Azienda di famiglia.
La storia dei Duchi di Salaparuta è fatta di passione, audacia e uno spiccato interesse per l’innovazione.
La capacità di saper guardare oltre ha portato gli insigni rappresentanti della nobile famiglia a essere ricordati come pionieri pronti a sfidare qualsiasi avversità pur di realizzare le loro idee visionarie.
“Sognatori pragmatici”, i Duchi hanno tracciato sentieri che si intersecano indissolubilmente con le vicende economiche, politiche, socio culturali della Sicilia.
Personaggio degno di nota nella pletora di questi uomini temerari è, senza dubbio, il Duca Enrico, nipote di Edoardo, che a 17 anni lascia l’Isola e parte alla volta della Francia, precisamente nella regione di Champagne.
È il suo spirito imprenditoriale a spingerlo a intraprendere il viaggio, con l’obiettivo di imparare a vinificare in maniera moderna.
La voglia di scoprire tecniche nuove e il desiderio di vedere crescere l’azienda di famiglia lo portano persino a svolgere mansioni da garzone, pur di partecipare attivamente alle operazioni di vinificazione in cantina.
Osservando il modo di lavorare l’uva in Francia, Enrico capisce che il successo mondiale dei produttori francesi è dovuto al gusto internazionale cui questi puntano, senza lasciarsi ingabbiare e limitare dalle mode locali.
Dopo un paio di anni, nei quali ha fatto tesoro delle tecniche di vinificazione, il Duca torna a Casteldaccia con un bagaglio pieno di nuove conoscenze e con Lagarde, un suo amico francese, di professione enologo.
I due, guidati dallo spirito innovatore che aveva acceso i loro animi nella terra degli Champs-Elysées, collaborano per mettere a punto un vino, prodotto dall’Inzolia, rivoluzionario rispetto ai gusti siciliani e partecipano a un concorso enologico organizzato dalla Camera di Commercio di Palermo.
È il 1901 e il vino Corvo è eliminato per la sua poca “virilità”, in quanto presenta una gradazione alcolica troppo bassa (basti pensare che ha ottenuto il riconoscimento più alto un vino di 17 gradi).
Ma gli sforzi e la voglia di dare forma ai propri sogni vengono ben presto ripagati: a soli 24 anni, nel 1903, Enrico Alliata vede il suo vino Corvo vincitore del Grand Prix Basserman a Roma, come miglior vino bianco costante nazionale.
Si tratta solo del primo di una lunga serie di premi ottenuti tra l’Italia, l’Europa e l’America che ripagano il suo coraggio di sperimentare.
La sua personalità intraprendente gli fece ottenere grandi risultati.
Uno di questi fu l’accordo con la Santa Sede in base al quale al Clero veniva consigliato il vino Corvo per la celebrazione della Santa Messa.
Figlia del Duca di Salaparuta Enrico Alliata e di Sonia Maria Amelia de Ortuzar , Topazia Alliata è stata l’ultima proprietaria Alliata della Casa Vinicola.
Nata a Palermo il 5 settembre del 1913, questa donna dal nome prezioso e brillante ha contribuito con il suo estro creativo e il talento imprenditoriale a far risplendere il patrimonio Duca di Salaparuta, arricchendolo di un nuovo bianco; il Colomba Platino.
Dai racconti sulla genesi del vino emerge come Topazia, l’artista, abbia pensato prima di tutto al nome della futura opera enologica, lasciandosi ispirare dal particolare periodo storico nel quale viveva.
Colei che dal 1946 gestiva l’attività di famiglia desiderava “riportare un certo equilibrio con il Corvo, così nero”, negli anni in cui Picasso e Braque avevano disegnato la Colomba della pace.
La scelta sulla tipologia di vino da produrre è stata presa da Topazia, l’enologa esperta, in un momento successivo, come lei stessa ha raccontato: « Pensai prima al nome, appunto Colomba Platino, poi decisi di fare un bianco superiore, delicato e raffinato, solo da abbinare ai crostacei, aragoste ed altri frutti di mare.»
Grazie all’intuizione, alla determinazione e all’impegno di questa donna dal talento straordinario nel 1959 ha visto così la luce, nelle cantine di Casteldaccia, un capolavoro siciliano, ai tempi rivoluzionario sia per gusto che per tecniche di vinificazione utilizzate.
Un prodotto dalle doti uniche di intensità aromatica e delicatezza, il cui valore è riconosciuto e apprezzato ancora oggi.
Nel 1961 Topazia Alliata cede l’azienda alla SOFIS (Ente Regionale per lo Sviluppo e Promozione Industriale).
La SOFIS, poi ESPI (Ente per lo Sviluppo e la Promozione Industriale) potenzia la struttura manageriale, incrementa la produzione e porta l’Azienda, nei primi anni ’80, ad essere annoverata tra le migliori del settore.
Nel 1964, con l’intervento della Regione Sicilia, inizia il periodo della ristrutturazione.
In pochi anni la produzione passa da 150.000 a 715.000 pezzi.
Anche la rete di vendita nazionale ed estera viene riorganizzata, portando ad un incremento del fatturato dell’83%.
Nel 1977 la produzione di Duca di Salaparuta cresce fino a 7 milioni di bottiglie a seguito del nuovo piano di riassetto aziendale.
La linea d’imbottigliamento viene sostituita da un impianto completamente automatizzato.
Nel maggio 2001 la società Illva Saronno Holding S.p.A. proprietaria di grandi marchi del settore Spirits e Food, acquista la storica azienda di Casteldaccia attraverso la sua partecipata, Florio.
Nel 2003, dalla fusione delle due storiche Aziende Casa Vinicola Duca di Salaparuta S.p.A. e S.A.V.I Florio & C. S.p.A. nasce la Duca di Salaparuta S.p.A.
Le Cantine di vinificazione di Aspra vengono ristrutturate e dotate di impianti all’avanguardia per il trattamento ottimale delle uve, che mantengono intatto tutto il patrimonio di profumi e di sapori caratteristici dei diversi vitigni e garantiscono un controllo costante su ogni fase della produzione.
Le Cantine di affinamento di Casteldaccia vengono ampliate e diversificate con l’obiettivo di garantire i massimi livelli qualitativi per l’affinamento dei pregiati vini rossi Duca di Salaparuta e Corvo.
Il resto è storia odierna.
COGNAC ORY BRANDY DUCA DI SALAPARUTA SIGILLO REALE
Reperto degno di un museo.
Si tratta di una bottiglia di Cognac italiano prodotto dalla famosa azienda siciliana Duca di Salaparuta di Castel D’Accia.
Possiamo con certezza datare questo flacone tra il 1 Giugno 1944 e il 30 Dicembre 1947.
Fa fede il Sigillo in alluminio con le tendine apposto come imposta di Stato a sigillo della chiusura di questa bottiglia.
A supportare questo periodo anche un minuscolo timbro, su un lato dell’etichetta, che riporta l’anno 1947.
La bottiglia è perfetta come livello grazie al tappo in sughero a raso ancora perfettamente a tenuta.
Non altrettanto ben conservate le etichette, sia quella anteriore, sia la retroetichetta; entrambe hanno subito l’inclemenza del tempo e presentano alcuni difetti strutturali, sebbene sia perfettamente leggibile la principale.
Il contenuto è di 0,945 litri.
La gradazione titola il 45% Vol.
Magnifico anche il colore del distillato che promette emozione a chi ne vorrà testare la qualità.