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Codice: 00000554
Categoria: Le Grappe di Romano Levi
Disponibilità:
1
Contenuto:
0,75 lt.
Confezione:
Bottiglia
Località: Italia-Piemonte
Produttore:
Distilleria Levi Serafino Neive CN
Un ramo dell’antichissima famiglia di origine ebrea dei Levi, operava già dal XVII° secolo nel campo, quasi alchemico, della distillazione nelle valli alpine di San Giacomo o Valle Spluga, localmente chiamata “Val di Giüst”, nei comuni di Fraciscio di Campodolcino.
Per oltre tre secoli, da queste valli i distillatori detti “grapat” emigravano temporaneamente durante la vendemmia e vinificazione, nelle zone vinicole del Piemonte dove con distillatori mobili, procedevano alla distillazione delle vinacce per la produzione della grappa.
Molti di questi distillatori, con il tempo, si trasferirono definitivamente sui luoghi di lavoro e impiantarono delle vere e stabili distillerie.
Tra Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto ed Emilia, le distillerie fondate da gente della Val di Giüst arrivarono ad essere una cinquantina.
A Fraciscio di Campodolcino, esiste ancora la casa avita dei Levi, detta “Casa degli Angeli” poiché tutti i capifamiglia che l’hanno abitata si chiamavano Angelo, come il nonno di Romano e Lidia. Forse non è del tutto casuale che Luigi Veronelli quando scoprì Romano lo definisse il “Grappaiol’angelico”.
Levi Serafino sposò Balbo Teresina e dal matrimonio nacquero due figli Lidia e Romano.
Nel 1925 scelse di installarsi a Neive, terra di grandi vini, dove erano disponibili delle vinacce di altissima qualità; qui fondò la sua distilleria a fuoco diretto.
Serafino morì giovane, nel 1933 lasciando i due figli piccoli e la moglie, che continuò a mandare avanti la distilleria. Ma anch’essa fu segnata da un tragico destino, la morte sotto un bombardamento nel 1945.
Romano Levi aveva allora 17 anni ed era studente ad Alba; decise di smettere gli studi e, con l’aiuto della sorella Lidia, continuò la distillazione.
La distilleria fu costruita da Serafino Levi ed era equipaggiata, allora come oggi, con un alambicco a fuoco diretto, come apprendiamo da una delle rare interviste rilasciate dal figlio Romano nel 1991:
“… allora ce n’erano tanti… di solito le distillerie funzionavano a fuoco diretto.
Un apparecchio Malba, perché io sentivo sempre dire Malba, poi ho visto da Bocchino che ha la sala con alambicchi in vista, c’era Malba Giovanni Ricostruzioni Meccaniche Asti o Malba Fratelli, qualcosa del genere, e il nostro dovrebbe essere un apparecchio Malba… per me, che ora credo di poter dire di conoscerlo abbastanza bene se non benissimo, perché sono 46 anni che distillo, è un apparecchio che va molto bene, è un gioiellino, un giocattolo, che se uno gli dà ciò che vuole, ciò che è necessario, se non lo spinge, se si adatta a lui, lui fa miracoli… io penso che anche questo Malba Giovanni fosse un distillatore perché l’hanno fatto molto bene questo apparecchio; oltre che idearlo, se l’hanno ideato loro, l’hanno fatto molto bene”.
La casa-distilleria dei Levi è oggi un Museo vivo e produttivo della Grappa, una vera e propria isola del tempo, in cui il Genius Loci di Romano Levi, aleggia ovunque nell’arte, nei modi e nei tempi di lavoro, negli oggetti semplici ed essenziali, nei profumi e nella serenità.
La distilleria è sempre aperta a tutti, un po’ più difficile è trovare qualche bottiglia pronta per la vendita, poiché la ridottissima capacità produttiva non è in grado di soddisfare la domanda che arriva da ogni parte del mondo, ma i conoscitori lo sanno, si godono la serenità del luogo, non si arrabbiano aspettano o riprovano con pazienza.
Spesso si sbaglia, quando si parla di grappe, pensare solo a Romano.
Si dovrebbero definirle GRAPPE DI LIDIA E ROMANO LEVI, sia perché la distilleria era eredità indivisa dei fratelli, sia perché Lidia, al primo piano della casa in cui si era isolata conducendo una vita quasi monacale, selezionava e realizzava le rarissime bottiglie di grappa alle erbe.
Lidia era la sorella maggiore, una donna eccezionale, protettiva, severa e guardinga; di lei così parla Romano in una intervista:
“… per me ha giovato molto (la sua presenza) perché certamente non sarei qui a questo punto… sì è severa anche con me e quindi mi è stata molto utile nel mio lavoro.
Lavora anche lei per fare le erbe che sono opere d’arte nelle bottiglie. Per me è stata molto utile”.
Ma è a Romano che si deve la grande fama conquistata dalle sue bottiglie di grappa per le etichette scritte a mano e poi arricchite con frasi poetiche o disegni ingenui, quei piccoli capolavori che oggi definiamo come “ARTE SELVATICA”.
“… Le prime etichette a mano sono nate nel 1962/63 quando il nostro amico Giorgio Adriano di Neive, che aveva una casa del vino a Sanremo e comperava la grappa da noi, ha detto: “per me le etichette le strappate dalla carta, poi ci scrivete a mano così e così… non scritte da me ma da una persona anziana, la signora Sabina ed era dedicata ad una botte che abbiamo chiamata “Grappa nera dimenticata”, era scura, scura, tanti anni era rimasta nella botte.
Poi questa signora, le prime 50-100 etichette le ha fatte, poi si è stancata ed allora ho dovuto scrivere io”.
Per oltre tre secoli, da queste valli i distillatori detti “grapat” emigravano temporaneamente durante la vendemmia e vinificazione, nelle zone vinicole del Piemonte dove con distillatori mobili, procedevano alla distillazione delle vinacce per la produzione della grappa.
Molti di questi distillatori, con il tempo, si trasferirono definitivamente sui luoghi di lavoro e impiantarono delle vere e stabili distillerie.
Tra Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto ed Emilia, le distillerie fondate da gente della Val di Giüst arrivarono ad essere una cinquantina.
A Fraciscio di Campodolcino, esiste ancora la casa avita dei Levi, detta “Casa degli Angeli” poiché tutti i capifamiglia che l’hanno abitata si chiamavano Angelo, come il nonno di Romano e Lidia. Forse non è del tutto casuale che Luigi Veronelli quando scoprì Romano lo definisse il “Grappaiol’angelico”.
Levi Serafino sposò Balbo Teresina e dal matrimonio nacquero due figli Lidia e Romano.
Nel 1925 scelse di installarsi a Neive, terra di grandi vini, dove erano disponibili delle vinacce di altissima qualità; qui fondò la sua distilleria a fuoco diretto.
Serafino morì giovane, nel 1933 lasciando i due figli piccoli e la moglie, che continuò a mandare avanti la distilleria. Ma anch’essa fu segnata da un tragico destino, la morte sotto un bombardamento nel 1945.
Romano Levi aveva allora 17 anni ed era studente ad Alba; decise di smettere gli studi e, con l’aiuto della sorella Lidia, continuò la distillazione.
La distilleria fu costruita da Serafino Levi ed era equipaggiata, allora come oggi, con un alambicco a fuoco diretto, come apprendiamo da una delle rare interviste rilasciate dal figlio Romano nel 1991:
“… allora ce n’erano tanti… di solito le distillerie funzionavano a fuoco diretto.
Un apparecchio Malba, perché io sentivo sempre dire Malba, poi ho visto da Bocchino che ha la sala con alambicchi in vista, c’era Malba Giovanni Ricostruzioni Meccaniche Asti o Malba Fratelli, qualcosa del genere, e il nostro dovrebbe essere un apparecchio Malba… per me, che ora credo di poter dire di conoscerlo abbastanza bene se non benissimo, perché sono 46 anni che distillo, è un apparecchio che va molto bene, è un gioiellino, un giocattolo, che se uno gli dà ciò che vuole, ciò che è necessario, se non lo spinge, se si adatta a lui, lui fa miracoli… io penso che anche questo Malba Giovanni fosse un distillatore perché l’hanno fatto molto bene questo apparecchio; oltre che idearlo, se l’hanno ideato loro, l’hanno fatto molto bene”.
La casa-distilleria dei Levi è oggi un Museo vivo e produttivo della Grappa, una vera e propria isola del tempo, in cui il Genius Loci di Romano Levi, aleggia ovunque nell’arte, nei modi e nei tempi di lavoro, negli oggetti semplici ed essenziali, nei profumi e nella serenità.
La distilleria è sempre aperta a tutti, un po’ più difficile è trovare qualche bottiglia pronta per la vendita, poiché la ridottissima capacità produttiva non è in grado di soddisfare la domanda che arriva da ogni parte del mondo, ma i conoscitori lo sanno, si godono la serenità del luogo, non si arrabbiano aspettano o riprovano con pazienza.
Spesso si sbaglia, quando si parla di grappe, pensare solo a Romano.
Si dovrebbero definirle GRAPPE DI LIDIA E ROMANO LEVI, sia perché la distilleria era eredità indivisa dei fratelli, sia perché Lidia, al primo piano della casa in cui si era isolata conducendo una vita quasi monacale, selezionava e realizzava le rarissime bottiglie di grappa alle erbe.
Lidia era la sorella maggiore, una donna eccezionale, protettiva, severa e guardinga; di lei così parla Romano in una intervista:
“… per me ha giovato molto (la sua presenza) perché certamente non sarei qui a questo punto… sì è severa anche con me e quindi mi è stata molto utile nel mio lavoro.
Lavora anche lei per fare le erbe che sono opere d’arte nelle bottiglie. Per me è stata molto utile”.
Ma è a Romano che si deve la grande fama conquistata dalle sue bottiglie di grappa per le etichette scritte a mano e poi arricchite con frasi poetiche o disegni ingenui, quei piccoli capolavori che oggi definiamo come “ARTE SELVATICA”.
“… Le prime etichette a mano sono nate nel 1962/63 quando il nostro amico Giorgio Adriano di Neive, che aveva una casa del vino a Sanremo e comperava la grappa da noi, ha detto: “per me le etichette le strappate dalla carta, poi ci scrivete a mano così e così… non scritte da me ma da una persona anziana, la signora Sabina ed era dedicata ad una botte che abbiamo chiamata “Grappa nera dimenticata”, era scura, scura, tanti anni era rimasta nella botte.
Poi questa signora, le prime 50-100 etichette le ha fatte, poi si è stancata ed allora ho dovuto scrivere io”.
GRAPPA ”AGLI OCCHI PASSIONE” ROMANO LEVI 1990 DISTILLERIA LEVI SERAFINO
Grappa estremamente ambrata prodotta da Romano Levi nel 1990.
Il contenuto è di 75 cl.
Gradazione alcoolica: 50% Vol.
Livello leggermente sceso a causa della normale, fisiologica, evaporazione.
Etichetta perfetta.
Stato di conservazione globale eccellente.