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Qui, in questa modesta proprietà che assomiglia ad una casetta per le bambole, senza alcun lusso superfluo, si lascia che a fare la differenza sia il tempo.
All’esterno la statua di San Pietro, in latino Petrus, accoglie le migliaia di visitatori che ogni anno si affacciano sul giardino antistante la cantina cercando con lo sguardo di rubare il segreto del più osannato vino del mondo.
Tra qualche anno dovrebbe essere conclusa la nuova cantina, sempre di dimensioni minuscole ma un po’ più comoda di quella attuale che è proprio ai minimi termini.
La vendemmia si effettua solamente nel pomeriggio, all’ora più indicata, con un esercito di cento persone che si muovono con perizia e maestria tra i poco più di undici ettari di vigneto piantato per il 96% a Merlot e per il restante 4% a Cabernet Franc che, per la maggior parte dei casi, manco entra nella produzione di questo vino da sogno.
Le piante, che hanno un’età media di circa quarantacinque anni, offrono naturalmente rese molto basse ma di qualità unica al Mondo. A contribuire a tutto ciò, ovviamente un ruolo fondamentale lo rivestono anche l’ubicazione del vigneto e la composizione del terreno.
Infatti questo mitico cultivar, che è situato sul punto più elevato di un altopiano con un’esposizione invidiabile, beneficia di un sottosuolo veramente eccezionale con uno strato superiore interamente argilloso adagiato su di un letto di scorie di ferro.
Imprescindibili anche le pratiche di cantina che vedono una vinificazione di circa 25 giorni ed un affinamento in botti nuove di quercia che oscilla tra i 24 e i 30 mesi!
La delicata acidità di Petrus ne fa un vino morbido che, combinato con le caratteristiche dell’uva Merlot, complessa e voluttuosa, permette di elaborare dei vini estremamente concentrati. Tutto questo porta ad un prodotto finale semplicemente maestoso, di una potenza e di una ricchezza ineguagliabili, assolutamente unici. Si pensi che i vini di certe vendemmie possono mantenersi e continuare a migliorare anche per più di mezzo secolo. Veramente dei capolavori.
L’unico neo di Petrus è costituito dalla bassissima produzione che si assesta sulle 40.000 bottiglie circa, disputate a carissimo prezzo dai gourmet di tutto il Mondo e distribuite da agenti monomandatari contrariamente agli altri vini bordolesi che vengono invece distribuiti dai négociants.
Addirittura la Francia stessa ne riceve un quantitativo esiguo. Petrus, a torto o molto probabilmente a ragione, è diventato più che un vino, un mito.
Dimenticavo, Petrus oppure Chateau Petrus? Che ne dite?
Dal canto mio penso di non sbagliarmi quando asserisco che esiste un solo unico, grande, ineguagliabile vino al Mondo con l'immagine di San Pietro in etichetta.
Che si chiami Chateau Petrus o più brevemente Petrus non ha importanza. Il mio augurio a tutti coloro che leggeranno le mie schede su questo sito è quello di poter assaggiare prima o poi questo miracolo della natura e dell'uomo.
PETRUS 1904 (CHATEAU)
Nel 1904 venne attivata la ormai mitica tratta ferroviaria lunga 8.314 chilometri, comunemente conosciuta come Transiberiana.
Il 1904 fu anche l’anno della scomparsa dello scultore Bartholdi, autore della Statua della Libertà.
Il premio Nobel per la medicina fu assegnato a Ivan Pavlov, per i suoi studi e le sue scoperte nel campo dei riflessi nervosi del genere umano.
Tutto questo avvenne circa un secolo fa mentre nelle già esistenti cantine di Petrus si stavano vinificando le uve provenienti da una vendemmia abbondante che avrebbe poi sortito dei vini da buona conservazione ed estremamente raffinati.
Mai nessuno allora avrebbe pensato che quelle bottiglie sarebbero sopravvissute a due guerre mondiali, men che meno si sarebbe pensato che nel terzo millennio un commerciante di Cremona, in Italia, avrebbe scoperto in una vecchia cantina semiabbandonata, appartenuta ad una nobile famiglia del tempo, una cassa ancora sigillata di quel nettare.
Alcune di quelle bottiglie avevano subito l’onta del tempo e si presentarono con i tappi ormai sbriciolati ed il contenuto in parte fuoriuscito, altre furono, per curiosità, aperte e degustate e grande fu la sorpresa nel constatare che si erano meravigliosamente conservate sotto il profilo organolettico.
Descrivere le sensazioni che ti offre un simile reperto d’archeologia enoica è veramente un’impresa ardua, anche perché, ovviamente, in una bottiglia così datata non si debbono ricercare sensazioni di freschezza o acidità così come non si cercano prestazioni performanti dal motore di una Isotta Fraschini. Già è un evento miracoloso trovare una bottiglia di quella data in buone, anzi ottime condizioni, lascio immaginare cosa possa significare percepire in quel meraviglioso vino ancora segnali di vita.
Ancora una volta, ammesso che ce ne fosse bisogno, Petrus ha dimostrato di essere veramente il più grande vino del Mondo.
Oggi, una di quelle bottiglie, la più bella come conservazione esteriore, è a disposizione di chi vorrà godere del piacere del possesso di questo pezzo quasi unico nel suo genere.
Non esitate, dunque a contattarci per ricevere ulteriori informazioni in merito.
Descrizione della bottiglia:
Sicuramente, con l'aiuto delle immagini, posso descrivere con dovizia di particolari lo stato di conservazione della bottiglia in questione. Assolutamente impossibile da trasferire, invece, l'emozione che mi assale ogniqualvolta accarezzo con delicatezza e grande rispetto questo pezzo da museo.
Ovviamente si tratta di una bottiglia in vetro soffiato quasi impenetrabile dal nostro nervo ottico.
Unica etichetta a sfondo bianco con un piccolo restauro sul margine alto di destra effettuato con la stessa etichetta d'origine che è stata fermata con una goccia di colla.
Come si evince dall'immagine dell'etichetta, la bottiglia in questione è stata imbottigliata da M. A. Wolff, commerciante di vini del tempo, che, come si usava allora, acquistava partite di vini nella zona di Bordeaux, le metteva in bottiglia, a
mano scriveva l'annata in questione e poi li poneva in commercio.
Ovviamente i Clienti di allora erano sicuramente molto facoltosi, anche perchè Petrus non è mai stato venduto a buon mercato nemmeno cent'anni fa.
Proseguendo nel discorso Clienti, in etichetta, nella zona centrale, sono riportati cinque stemmi araldici di altrettanti reami del tempo, compreso il blasone della Monarchia del nostro Paese.
Il Signor M. A. Wolff fu infatti il fornitore ufficiale di queste nazioni governate allora dai Re!
Lo si può dedurre dalla piccolissima iscrizione posta sotto questi cinque blasoni che informano appunto del rapporto esclusivo tra Wolff e il Re d'Italia, d'Albania, la famiglia reale di Polonia, ed altre ancora.
Molto bella sul fondo dell'etichetta, la descrizione a mano con il vecchio inchiostro di seppia del millesimo 1904.
Molto ben conservata e ben aderente alla bottiglia la capsula color cremisi che tutela da quasi un secolo il tappo d'origine.
Due parole sono d'obbligo anche per il
livello del vino all'interno di questo 'sarcofago'. Ebbene, a distanza di così tanto tempo, il tappo ha tenuto in maniera egregia ed il pelo libero del liquido lambisce la base del collo della bottiglia. Veramente un miracolo!