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La cantina venne fondata a Barbaresco dal bisnonno nel 1859, ma l’ispiratore di Angelo fu il padre Giovanni, geometra, orgoglioso del suo titolo, uomo legato alla sua terra, ma nel contempo profondo innovatore.
Già nel 1937, infatti, aveva creato l’etichetta Gaja, con il nome dell’azienda alto 3 cm. e con il nome del vino decisamente più piccolo; una strategia che voleva valorizzare la qualità legata al nome del produttore piuttosto che alla tipologia del vino, forse il primo esempio di marketing legato al vino.
Nel 1961, anno in cui Angelo poco, più che ventenne, ne entrò a far parte, l’azienda Gaja aveva 21 ettari vitati e produceva circa 60.000 bottiglie di ottimo vino.
Apprese dal padre, che il Barolo Gaja era già allora, di gran lunga il più caro, perché la qualità in bottiglia c’era tutta.
Giovanni raccontava al figlio Angelo “l’azienda Gaja ha 100 ettari da diciotto anni, non abbiamo mai avuto la pretesa di crescere nei numeri, produciamo sempre 300.000 bottiglie, e la nostra filosofia non ha mai previsto l’acquisto d’uve o di vino”.
Angelo fece sua quella filosofia e da allora ha perseguito l’ideale della qualità assoluta.
Grazie alla sua tenacia e al suo coraggio, ha fatto del suo Barbaresco un vino di fama e apprezzamento internazionale.
Lui per primo ha osato innovare questo vino con tecniche che vanno dall'abbattimento vertiginoso della produzione per ettaro, al controllo della temperatura di fermentazione, all'uso di lunghi tappi e all'affinamento in barrique.
Dopo uno stop durato circa trent’anni, da quando i Gaja decisero di non acquistare più le uve da conferitori, dal 1993 ha ripreso la produzione di Barolo con uve provenienti da un vigneto acquistato in Serralunga.
Oggi, il Barbaresco Gaja, deriva da 14 vigneti di proprietà situati nei comuni di Barbaresco e Treiso.
Il periodo di fermentazione oscilla da 2 a 4 settimane, poi sosta per sei mesi in barrique di rovere francese ed in seguito viene fatto riposare per 12-20 mesi in botti di rovere di Slavonia di grande capacità.
I vini Gaja hanno una grande possibilità di invecchiamento e bottiglie di oltre 30 anni sono ancora oggi in grado di esprimere sentori suadenti e morbidi di frutta matura.
BARBARESCO SORI’ TILDIN 1990 ANGELO GAJA
Sorì Tildin è un vigneto situato nelle vicinanze di Costa Russi, nel comune di Barbaresco.
Il termine dialettale piemontese Sorì indica la sommità della collina esposta a sud, mentre Tildin stà per Clotilde.
Apparentemente burbero ed inespugnabile, in realtà, Angelo Gaja è uomo di grande sensibilità, al punto da dedicare questo Sorì, e di conseguenza questa etichetta, alla nonna Clotilde Rey, nonna Tildin.
Tutti i singoli vigneti di Angelo Gaja abbinano grande eleganza e complessità, qualità che trovano il massimo equilibrio proprio nel Sorì Tildin.
E’ un vino che entusiasma per la sua grande finezza e per i suoi aromi complessi che spaziano dal minerale all’amarena, dall’agrume, alle spezie.
Opulento, pieno e ricco al palato, con un tessuto molto fitto.
Incredibile la grande quantità di tannini raffinati e maturi.
Vino dallo straordinario potenziale di maturazione.
In conclusione, giova ricordare che, dopo la vendemmia 1995, il Barbaresco Sorì Tildin è diventato Langhe Rosso.