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Oggi quel sogno è condiviso in due: “è sceso in campo” il calciatore Andrea Barzagli, anch’esso appassionato di viti e vini.
Gianfranco ha incontrato il mondo del vino per caso, o forse per destino: “Vent’anni fa, quasi per caso, ho cominciato a lavorare in un settore, quello vitivinicolo, mille miglia lontano da quella che era la mia professione.
Ma la voglia sempre più grande di valorizzare questa lunga esperienza professionale, nel tempo diventata una passione, in qualcosa di mio si è finalmente concretizzata qualche anno fa quando, dopo tante ricerche, ho finalmente trovato ne Le Casematte un valido motivo che giustificasse quella che per me è una definitiva scelta di vita.
Le Casematte, quindi non solo per la presenza di tre di questi edifici all’interno dei confini della proprietà dove insistono vigneti e cantina, retaggio di tempi per fortuna lontani, ma anche perché mi piace pensare alla mia come una realtà piccola ma solida, dalle pareti spesse e dalle fondamenta ben affondate nel terreno come le radici della vite.”
Questa azienda, piccola e coraggiosa, che corre sulle proprie gambe con passione e determinazione, è lo specchio di quella filosofia del fare che contraddistingue i suoi fondatori; Gianfranco Sabbatino, messinese, rivendica l’appartenenza a una terra, la Sicilia, e ad una cultura sana nella speranza e con l’ambizione di poter aggiungere un nuovo tassello ad un tessuto imprenditoriale attivo e qualificato.
L’azienda, d’altronde, ha un’identità territoriale forte, trovandosi sulle colline a nord della città di Messina, a Faro Superiore, e sposando non solo un progetto dalla vocazione commerciale, ma una storia preesistente che è quella di vitigni che hanno prodotto vino sin dall’antichità.
Quella storia torna alla contemporaneità portandosi dietro i segni dei secoli ma incontrandosi con le nuove esigenze di una produzione vinicola.
Gianfranco ed Andrea raccontano una storia fatta di passione ed amore per i frutti della vite, una storia di uomini, lavoro e rispetto per la natura.
La cantina, moderna e funzionale, è stata recentemente ampliata e dotata di una nuova bottaia per l’affinamento e di una comoda e panoramica sala di degustazione.
I terreni collinari dove insistono i terrazzamenti dei vigneti si spingono sino a circa 500 metri di altitudine, sono esposti a Nord e guardano il mare.
I venti provenienti dallo Jonio e dal Tirreno che si incrociano nel prospicente Stretto di Messina creano un particolare microclima che favorisce non poco l’escursione termica tra giorno e notte anche in piena estate così da non stressare termicamente le vigne durante la delicata fase della maturazione.
L’estensione totale del vigneto di circa 10 ettari è coltivata con varietà Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Nocera e Nero d’Avola, nelle percentuali previste dal disciplinare della Faro Doc.
FARO DOC 2016 LE CASEMATTE
Il riconoscimento della Faro Doc risale al 1976 ma è altresì documentato da diverse fonti storiche che il vino prodotto sulle colline messinesi era conosciuto sin dal tempo della colonizzazione greca della Sicilia.
Il disciplinare della DOC Faro prevede l’uso di uve Nerello Mascalese da un minimo del 45 al 60%, di Nerello Cappuccio dal 15 al 30%, di Nocera dal 5 al 10%.
Possono altresì essere utilizzate singolarmente o insieme sino ad un massimo di un 15% di altre uve autoctone locali come il Nero d’Avola.
Il disciplinare di fatto fotografa il modo con cui i vignaioli messinesi hanno prodotto per secoli quel vino che da allora prese la denominazione di Faro Doc.
Faro e Faro Superiore per chi non è messinese, sono due piccoli villaggi sulla riviera tirrenica e le colline sovrastanti.
Siamo a pochi chilometri dal centro di Messina e da sempre questa zona è stata considerata dai messinesi un’ottima zona di produzione di vini rossi e bianchi.
Tanto che sino a qualche anno fa quando un ristoratore o una rivendita di vino (“putia” in dialetto), voleva invogliare all’acquisto di vino sfuso, sottolineava ai clienti che quel vino “è ddu Faru” ovvero proviene da Faro.