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I terreni, argillosi e ricchi di calcare, hanno origine geologica diversa; profondi alcuni, ricchi di scheletro altri, che conferiscono ai vini sfumature intense e variegate; colline austere, circondate da boschi, dal microclima ideale per la vite e l’olivo.
Dieci ettari sono dedicati ad oliveto, cinquanta a vigneto, disposti sulla sommità delle colline e orientati a sud e ad ovest.
Qui si coltivano prevalentemente varietà autoctone: Grechetto e Trebbiano Spoletino per i bianchi, Sangiovese e Sagrantino per i rossi.
Al centro dell’Azienda Antonelli San Marco, proprio sotto l’antica casa padronale, si trova la cantina, completamente interrata e progettata per la vinificazione a caduta, che prevede cioè l’ingresso del pigiato nei fermentini e il successivo scarico delle vinacce senza l’uso di pompe, ma per gravità.
Si vinificano solo uve di propria produzione, da agricoltura biologica, così da offrire un prodotto di cui si abbia il pieno controllo in ogni fase, con in più la garanzia della certificazione biologica sia delle uve che dei vini.
Le origini della tenuta si perdono nella storia.
Alcuni documenti medievali ricordano “San Marco de Corticellis” come corte agricola longobarda, in una delle aree più vocate alla coltivazione della vite e dell’olivo.
Dal XIII° al XIX° secolo la tenuta è appartenuta al Vescovo di Spoleto (i confini attuali sono quasi gli stessi di quelli descritti in un documento del XIII secolo, conservato all’archivio vescovile).
Nel 1881 Francesco Antonelli, avvocato di Spoleto, acquistò la proprietà.
Ha inizio una radicale opera di trasformazione e ammodernamento degli impianti e delle colture: in una relazione del 1899 si parla già di vigneti con 5.000 ceppi per ettaro, così come della profonda trasformazione delle condizioni di vita dei coloni, «perchè la sinità loro, la facilità e comodità di soddisfare alle esigenze domestiche li rende più adatti e alacri nei lavori, e li affeziona al fondo…».
Ed è con questa filosofia che l’Azienda è arrivata nel 1979 ad intraprendere l’attività di imbottigliamento dei vini.
MONTEFALCO SAGRANTINO 2015 ANTONELLI
Sagrantino deriva dal latino sacer: “vino sacro” destinato al consumo durante le feste della tradizione cristiana.
Plinio il Vecchio, nella sua Storia Naturale, cita un’uva Itriola tipica della zona. Forse si riferiva al Sagrantino.
Sull’origine della varietà nulla si conosce di preciso.
Il Sagrantino potrebbe non essere una varietà locale bensì importata dall’Asia Minore dai seguaci di San Francesco o frutto delle invasioni saracene.
Di vigneti in Coccorone (l’antico nome di Montefalco) esistono scritti dal 1088.
Dalla prima metà del XV° secolo leggi comunali assai rigorose regolavano la cura del “campo piantato a vigna” e dal 1540 in poi anche la festa di vendemmia del Sagrantino viene stabilita con un’ordinanza comunale.
Le prime fonti documentali trovate sul Sagrantino a Montefalco risalgono al XVI secolo.
Nel 1925 Montefalco, che ospitava una grande mostra enologica, veniva già definita “Centro vinicolo più importante della regione”.
La DOC del 1979 e la DOCG del 1992 sono il naturale riconoscimento della tradizione e della qualità dei vini di questo territorio.
Colore rosso rubino intenso.
Olfatto ricco e potente, etereo e complesso. Tipicamente caratterizzato da note di frutta ed erbe aromatiche, dove spiccano agrumi, ciliegia, frutti di bosco, menta e origano.
Al palato è un vino molto strutturato, con un tannino deciso e persistente.
Vino che si esprime al meglio con un lungo affinamento in bottiglia.