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SASSICAIA 1990 VINO DA TAVOLA DI SASSICAIA

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Codice: 00000713
Categoria: Rossi italiani
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Località: Italia-Toscana
Nato negli anni '60 a Bolgheri, in Toscana, nella Tenuta di San Guido, il Sassicaia è stato precursore di tanti nobili vini affermatisi in seguito.
Si dice che una parte del suo successo sia dovuta anche al nome, esoterico, che contribuisce a renderlo così speciale e diverso dagli altri.
L'alto contenuto sassoso del terreno del podere porta ogni anno alla superficie nuove pietre, frammenti di montagne che cullano il prezioso nettare.
Forse dall'origine del terreno deriva il topònimo Sassicaja, o Sassicaia, in voga da oltre 150 anni.
Piantato nel 1965, questo incredibile vino raggiunse il mercato solo nel 1968.
Ed iniziò una vera e propria rivoluzione.
Civiltà del Bere, all'alba del terzo millennio, lo definiva il vino del futuro.
Di sicuro fu proprio questo vino che fece conoscere il vigneto Italia nel mondo.
Al marchese Mario Incisa della Rocchetta, padre di Nicolò, va il merito di aver compreso con molto anticipo il territorio adatto al vigneto.
Il nome stesso, sin dall'epoca romana, aveva sempre indicato un territorio adatto alla vite, ma questa fantastica storia inizia soltanto quando, nella poderosa genealogia Incisa della Rocchetta, emerge la figura di Leopoldo Incisa, nato nel 1792 e dal 1812 già alle prese con la carriera amministrativa.
Solo nel 1845 esce uno studio sulla stagione più adatta allo svinare, ma più interessante é la memoria senza data intitolata “Nozioni generali”, nella quale viene minuziosamente raccontata la situazione dei vigneti di Rocchetta Tanaro.
La sperimentazione e gli studi di Lepoldo culminano nel famoso catalogo del 1862, che attrae l´attenzione di ampelografi e vitivinicoltori, che accorrono in gran numero ad ammirare, nelle sale inferiori del castello della Rocchetta, ben 175 varietà di viti in vaso.
Nel 1869, a 77 anni, Leopoldo pubblica il secondo catalogo “Descrittivo e ragionato” della propria collezione di vitigni italiani e stranieri: sono 175 vasi e al numero 92 troviamo il Cabernet Sauvignon, al 145 il Cabernet Gris (o Cabernet Franc), che, come sottolinea il marchese Incisa della Rocchetta “sono entrambe usati nei vini di Bordò e sono fra i più preziosi ch´io abbia introdotti nelle mie colture”.
Durante gli ultimi anni di vita, Leopoldo si fa portare in casa i vasi delle viti per continuare i propri studi prediletti e quando muore, nel 1871, nonostante il vivaio gli sopravvive per un breve periodo, il catalogo resta, per diventare fonte preziosa di consultazione per il pronipote, l´inventore del Sassicaia.
Quasi un secolo dopo, il pronipote Mario Incisa della Rocchetta, giovane studente di agraria, che trae ispirazione proprio da quei cataloghi e dalla frequentazione con il Barone Rothschild, iniziò i trapianti di barbatelle bordolesi, prima sui terreni di famiglia (alla Rocchetta), e in seguito, con enorme successo, a Bolgheri.
Nessuno prima di lui aveva pensato di far nascere un vino bordolese su un terreno italiano: tanto meno in una zona sconosciuta sotto il profilo vinicolo.
La decisione di piantare questa varietà nella Tenuta San Guido fu in parte dovuta alla somiglianza che egli aveva notato tra questa zona della Toscana e Graves.
Graves vuole dire ghiaia, e prende il nome dal terreno sassoso che distingue la zona: proprio come Sassicaia, in Toscana, che come abbiamo visto indica una zona con le stesse caratteristiche morfologiche.
Nella biografia giovanile di Mario Incisa c’erano stati due incontri decisivi; il primo con Clarice della Gherardesca (erede della famiglia patrizia regnante da secoli nella Maremma toscana), che il 18 ottobre del 1930 diviene sua moglie prendendo in dote più di seicento ettari di terreno con dieci poderi a Bolgheri e l’altro con Federico Tesio, impareggiabile selezionatore di purosangue, proprietario della più ricca scuderia di vincitori di Derby in Europa.
La giovane coppia Incisa si stabilisce all'Olgiata, ex tenuta dei Chigi (la famiglia della madre di Mario), dove nasce un'azienda agricola modello e un allevamento, presto celebre, di futuri campioni.
In questo centro passeranno i più grandi crack del tempo, da Nearco a Ribot, entrambi prodotti della nuova scuderia, la Dormello Olgiata costituita in società nel 1932 da Tesio e dagli Incisa.
Durante il secondo conflitto mondiale l'Olgiata vivrà tempi difficili, ma in pochi anni Mario saprà trasformare questa tenuta in una moderna fattoria, capace di essere anche un'oasi faunistica e ambientale (l´Oasi di Bolgheri): la prima oasi italiana riconosciuta internazionalmente.
Sarà qui che, nel 1942, sull'altura dell'eremo di Castiglioncello, il castello situato a trecento metri d'altezza sopra Bolgheri immerso nella macchia mediterranea, si troverà il terreno ideale per il suo cabernet.
Mario Incisa utilizzò del materiale viticolo preso dai conti Salviati di Vecchiano.
Il materiale, si scoprì poi che non era omogeneo, c'erano del cabernet sauvignon, del cabernet franc e altri vitigni.
Al fattore impose una potatura severa delle viti per avere una produzione di trecento grammi a pianta contro i due chilogrammi che erano l'abitudine per il trebbiano.
Negli anni '50 iniziarono le prime vinificazioni dilettantesche "alla carlona" (come le descrive Mario Incisa), con pulizia di cantina approssimativa, attrezzatura inesistente, barriques che perdevano da tutte le parti.
Si noti che Mario Incisa fu il primo in assoluto in Italia ad impiegare questo tipo di botti già nella cantina paterna a Rocchetta Tanaro.
Con alcuni sforzi, dalla vigna di Castiglioncello si ricavavano duecento litri di vino l'anno.
Quando era Marzo a Bolgheri il vino era considerato pronto. Incisa, in quel periodo, sottoponeva il vino all'assaggio dei fattori.
Il giudizio ogni anno era unanime e concorde: un porcaio. "Ci ha il foco" dice uno, "é girato" dice l'altro, "non si può bere" aggiunge un terzo.
Confuso e umiliato dalle loro parole Incisa abbandonò quel vino in cantina.
Tra il 1948 e il 1960, il Sassicaia rimase un vino di dominio strettamente privato e venne consumato solo nella Tenuta.
Presto il Marchese capisce che, invecchiando, il vino migliora notevolmente. Come spesso accade ai vini di grande levatura, i tratti considerati difetti, si trasformano con il trascorrere del tempo nelle ben note virtù che tutto il mondo riconosce al Sassicaia.
Intorno al 1960 giunse a Bolgheri uno dei nipoti di Incisa, il giovane Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga (oggi produttore del San Leonardo ad Avio in Trentino).
Aveva appena terminato gli studi in enologia al Lycée Agricole di Losanna, dove si era fatto un'esperienza sulla barrique.
La prima fermentazione si era fatta in qualche maniera nei tini di legno a Castiglioncello e poi la maturazione in barriques, nelle cantine di Villa Il Poggio, la villa padronale degli Incisa.
Fu Guerrieri Gonzaga che si incaricò di un primo ammodernamento della struttura enologica e trasferì la cantina di vinificazione nel locale sotto il frantoio delle olive situato vicino a Bolgheri in pianura.
Carlo fece acquistare allo zio una pressa Wilmess, una pressa a polmone di caucciù, che pigiava molto delicatamente le uve, una modernità impensabile a quei tempi dove imperava il vecchio torchio.
Vista la difficoltà di reperire le barriques dalla Francia, Guerrieri portò il modello di una di esse al Signor Damian dell'Italbotti di Conegliano Veneto per farsene costruire altri esemplari.
Dopo diverse prove, nel 1967, venne messo in vendita il primo Sassicaia.
Ha un'etichetta in carta di zucchero molto semplice, e viene venduto nel chiosco dell'azienda sull'Aurelia.
L'anno dopo gli Incisa strinsero un accordo con gli Antinori, di cui sono parenti (uno degli Antinori ha sposato una sorella di Clarice della Gherardesca) per la commercializzazione del Sassicaia.
La nuova etichetta riportava la stella con la rosa dei venti tratta dallo stemma nobiliare degli Incisa, che diverrà il marchio definitivo del vino in uso ancor oggi.
Così scrissero gli Antinori a proposito dell'accordo con gli Incisa: "Dato il loro totale disinteresse nel campo della commercializzazione hanno pregato noi di volersi in amicizia interessare del collocamento delle poche bottiglie che hanno annualmente a disposizione".
Al seguito dell'accordo arrivò a Bolgheri Giacomo Tachis, ai tempi enologo degli Antinori, per una supervisione al vino.
Tra Incisa e Tachis, entrambi piemontesi dotati di un bel caratterino, iniziò un confronto vivace e serrato.
Il primo scontro riguardava la fermentazione.
Incisa convinto nella sua scelta artigianale voleva mantenere i tini in legno; Tachis voleva invece i più igienici e maneggevoli tini in acciaio che evitavano l'acidità volatile.
Tachis decise di trasferire la cantina nei locali vicino San Guido, proprio dove inizia il celebre viale di carducciana memoria.
Al tempo, i locali erano utilizzati come vivaio per la produzione di bulbi da fiore, ed essendo termocondizionabili si prestavano ad essere trasformati in cantina (la stessa di oggi).
Il successo di Sassicaia venne conclamato grazie ad un entusiastico articolo del compianto Luigi Veronelli sul numero 447 di Panorama del 14 Novembre 1974.
Successivamente a questo articolo, nacque una lunga corrispondenza tra Incisa e Veronelli nella quale Incisa lo aggiorna sugli esperimenti enologici e rintuzza la polemica con Tachis.
Nell'Agosto 1979 Incisa dice parlando del Sassicaia: ...ormai io non lo controllo più: gli Antinori sono troppo competenti, troppo ben attrezzati, troppo a contatto con il mercato perché io possa imporre i metodi tradizionali e artigianali miei di prima del '68. Ora si seguono quelli del loro enologo, dovrebbe verificarsi un continuo miglioramento...
Così Mario Incisa, con l'annata 1977, maturò l'idea di produrre un Sassicaia tutto suo, senza la consulenza di Tachis: pochi quintali dalle vigne di Castiglioncello di Bolgheri, un Sassicaia clandestino, come egli stesso lo chiamò.
Vinificato nel contestato tino in legno e con ben quattro anni di barriques nuove, numerosi travasi e collaggio con il bianco d'uovo.
Nel settembre del 1981 si imbottiglia il vino che verrà conservato non nella cantina ufficiale del viale ma nella piccola cantina privata di Villa Il Poggio.
Tre anni dopo, nel 1980, Mario Incisa produsse la seconda ed ultima annata di Sassicaia diverso.
Del Sassicaia diverso della vendemmia 1980 si conoscono tutti i particolari: due barriques nuove, uve solo di Castiglioncello (cabernet sauvignon ed un po' di merlot), 8 giorni di fermentazione in tini di legno, travasato in marzo, giugno, ottobre 1981, e chiarificato con chiara d'uovo nel febbraio 1982.
Polemicamente Mario Incisa realizzò un'etichetta apposita con scritto Vino diverso della Sassicaia.
In etichetta riprodusse, sullo stile bordolese, la facciata di Villa il Poggio.
La vendemmia 1985 fu Annus Mirabilis, in cui il Sassicaia venne considerato unanimemente uno dei più grandi vini mai assaggiati in qualunque zona del mondo.
Mario Incisa della Rocchetta morì nel febbraio 1983.
Oggi Sassicaia è divenuto un mito, uno dei simboli dell'Italia enologica di qualità.
Dalle seimila bottiglie della prima annata, oggi se ne producono oltre centosettantamila.
Sassicaia è stato un vino innovativo che ha aperto la strada a tutti quelli che oggi vengono definiti super tuscans, compresi Il Tignanello e soprattutto Solaia che Tachis ha realizzato per Antinori, facendo tesoro della straordinaria intuizione e delle sperimentazioni di Mario Incisa.
A Giacomo Tachis va senza il dubbio il merito di aver razionalizzato e migliorato le tecniche di cantina e di aver affinato la qualità di Sassicaia, ma non certo quello di averlo creato.
Senza Mario Incisa un vino come Sassicaia non sarebbe mai nato.
E senza Sassicaia probabilmente non sarebbero mai nati i super rossi toscani.
E forse non sarebbe nemmeno iniziata l'epopea di principe del vino di Giacomo Tachis.

SASSICAIA 1990 VINO DA TAVOLA DI SASSICAIA

Quella del 1990 sarà ricordata come una vendemmia generalmente eccellente ed il nostro Sassicaia non sfugge alla regola.
La stagione è stata particolarmente calda fino alla fase preautunnale; questa situazione, unita ad un’intensa luce solare, hanno inciso in maniera molto positiva sulla qualità dell’uva.
In particolare ne hanno tratto beneficio i polifenoli e gli esteri aromatici contenuti nella buccia, oltre, ovviamente, al contenuto zuccherino della polpa.
Anche l’inverno fu mite quell’anno, al punto da favorire un precoce germogliamento ed una fioritura anticipata.
Queste condizioni hanno consentito di anticipare la vendemmia e, già al primo esame, il mosto si presentava intenso dal punto di vista cromatico e della vera e propria consistenza.
Tutte caratteristiche che lasciavano presagire una eccellente riuscita del vino.
La macerazione si è svolta nell’arco di 15 giorni complessivi e già nei tini si potevano cogliere gli aromi primari e secondari.
Nessuna filtrazione fu effettuata prima dell’imbottigliamento, allo scopo di mantenere integro il patrimonio aromatico.
L’imbottigliamento venne totalmente compiuto nel Natale del 1992.
Il vino si presenta elegante e sobrio come in pochissime altre occasioni!
I tannini, dolci, rotondi e di grande equilibrio, rendono particolarmente piacevole la degustazione.
L’evoluzione aromatica stà lentamente volgendo Sassicaia 1990 a livelli di gradevolezza non comuni.
Sicuramente ancora qualche anno di affinamento in vetro ci porranno a considerare una delle migliori vendemmie di tutti i tempi.
Un Sassicaia da antologia!
La bottiglia in oggetto è semplicemente perfetta sotto ogni punto di vista.
Tenuta del tappo nello stato della perfezione.
La capsula è completa e perfettamente mantenuta.
Livello posto all’altezza del collo del flacone; come da nuova.

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