3
Acquistati i primi terreni, posizionati sui pendii di San Martino in Pensilis, si accorse subito che essi si presentavano poco adatti alla coltivazione delle granaglie, soprattutto a causa della tante pietre…(da qui il nome di Contrada Petriera data all’estensione su cui si erge la prima delle aziende Catabbo).
In un giorno come tanti, si trovò a colloquiare con un anziano contadino, il quale custodiva gelosamente qualche piantina del raro vitigno Tintilia.
Era il 1997 quando, quasi per gioco, ne impianto 1/2 ettaro in Contrada Petriera.
Durante uno dei suoi viaggi, questa volta in Francia, spinto da una forte curiosità, si recò a visitare Bordeaux prima e la Borgogna poi, scoprendo modi di concepire il vino molto diversi tra loro; ma una cosa i due mondi francesi avevano in comune: l’estrema cura dei vigneti, delle vere e proprie forme d’arte.
Da qui l’illuminazione: “Fare del buon vino partendo dalle vigne.
Nascono così le Cantine Catabbo: da un incontro fortuito, quello con un contadino, dalla “riscoperta” di un vitigno scomparso, la Tintilia, e da un viaggio in Francia, che chiarì le idee sul suo futuro a Vincenzo.
Sono tre le Aziende Agricole che fanno capo alle Cantine Catabbo; per un totale di 80 ettari, di cui 40 coltivati con vigneti, tutti rigorosamente a filari, su terreni scoscesi a medio impasto argilloso.
13 sono gli ettari di Tintilia.
La storica Tenuta di Contrada Petriera, piena di piccoli pendii: “Colle Cervino”, “Colle del limone”, “Colle dei Frutti”.
Tenute al Convento, costituita da piccoli poderi accorpati; si narra sia stata la prima grande azienda agricola costituita in agro di San Martino in Pensilis, originariamente di proprietà di una nobile famiglia del posto.
Tenuta al Calvario, una collina sulla cui cima, anticamente, venne posizionato il Calvario di San Martino in Pensilis e dove da poco è stato effettuato l’impianto di altre barbatelle di Tintilia.
Dal 2019 tutta la produzione è interamente Biologica Certificata e i vini sono vinificati con lieviti indigeni.
TINTILIA DEL MOLISE ROSSO DOP RISERVA VINCÉ 2015 CATABBO
Si narra che la Tintilia possa essere lo pseudonimo della varietà sarda conosciuta come “Bovale Sardo o Bovale Grande”, ma i risultati dell’analisi genetica sono stati fedeli alle aspettative: infatti, 21 dei 22 campioni di Tintilia presi in esame sono risultati perfettamente identici tra loro e tutti ben distinti sia dal Bovale Sardo che dal Bovale Grande.
Tutti i campioni analizzati quindi sono cloni e sono geneticamente distinti dalle varietà Bovale Sardo e Bovale Grande, per cui questo risultato esclude la presunta sinonimia tra Tintilia e la varietà sarda.
Secondo i Molisani invece “Tintilia” altro non è che una derivazione del nome dal termine dialettale “Tenta” (Tinta) che in Molise è anche detta “Tintiglia” o “Tentiglia” data la peculiarietà di quest’uva di macchiare (tentiglia = tingere) di rosso scuro qualsiasi indumento.
Appartenente al gruppo ampelografico delle uve Tintorie (varietà di bacca con buccia molto colorata), fino al 1800 ha rappresentato uno dei pilastri del Molise, ma già dal primo dopoguerra si assistette alla sua improvvisa scomparsa, vuoi a causa della sua scarsa adattabilità alla pianura, vuoi per la diffusione della fillossera, vuoi per l’avvento di colture, indubbiamente più produttive; solo l’ostinazione di pochi viticoltori della zona ne ha impedito la definitiva scomparsa.
Venuto quasi per caso a conoscenza della Tintilia, Vincenzo Catabbo, qualche anno fa, ha deciso di ritentarne l’impianto nella sua azienda, con la convinzione che, se il risultato fosse stato soddisfacente, avrebbe rappresentato il fiore all’occhiello della propria produzione enologica.
L’attenzione prestata ai 10 ettari di vigneto Tintilia, distribuito sulle superfici di “Colle Cervone” e “Terra Petriera” , l’attento studio compiuto per individuarne la zona perfetta per la coltivazione e le prove di microvinificazione compiute in cantina hanno permesso alla “Tintilia Catabbo” di assumere una posizione notevole e singolare.
Il vivace e gioviale rosso rubino può ingannare anche il più esperto nel prevedere a quali profumi andrà incontro.
Infatti al naso siamo investiti da una variegata onda di profumi in cui predomina una spezia dolce, appoggiata su di un letto di ciliegie sotto spirito e circondata da petali di violetta.
Con il passare dei minuti si aggiungono distintamente cacao e gomma pane, non escludendo un pizzico di tabacco dolce.
Al palato si evidenzia la liquirizia, accompagnata degnamente dalle ciliegie sotto spirito; la lunga persistenza della beva è sostenuta da uno splendido tannino a cui fa da alter ego una invidiabile freschezza.
Prodotto per la prima volta nel 2004 da vigneti messi a dimora nel 1998.
La maturazione avviene per 24 mesi in barriques di rovere francese, segue un periodo di affinamento, delle circa 5000 bottiglie prodotte, di altri 6 mesi prima della messa in commercio.