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Come si susseguono le stagioni, così nel corso dei decenni alcuni uomini, vignaioli, imprenditori, a partire da Josef Hofstätter, hanno dato il loro contributo notevole e appassionato alla costituzione di un'azienda e alla creazione di una cultura vinicola che sono ormai patrimonio di un'intera regione.
In una regione come questa, il confronto con la tradizione è da sempre un fatto di estrema importanza, non per questo, in azienda, pur portando rispetto del passato e della storia, nessuno si è mai sentito imprigionato dal passato.
Chi visiterà i vigneti, troverà ceppi centenari ma scoprirà anche che sono stati fra i primi in regione ad adottare nei nuovi impianti, già negli anni '60, il sistema Guyot.
Così chi avrà il piacere di visitare la cantina ammirerà una delle botti più antiche d'Europa ma avrà anche modo di incontrare, nella parte nuova, tecnologie avanzate e soluzioni architettoniche ed ingegneristiche d'avanguardia.
Si tratta di trovare il giusto equilibrio. Un equilibrio che, in Alto Adige, si è parzialmente compromesso nel recente passato quando le varietà tradizionali ed alcune importanti varietà autoctone sono state letteralmente estirpate dai vigneti per correre verso produzioni che non potevano garantire la grande qualità.
Inoltre, si è sfiorato un grave rischio: lo smarrimento della memoria storica.
Negli splendidi vigneti delle colline Altoatesine, l'esperienza di secoli, da sola, aveva guidato il lavoro dei vignaioli e la natura aveva selezionato i vitigni che meglio si adattavano a quel microclima, a quelle peculiari caratteristiche geo-pedologiche.
Perdere la memoria storica significa prima di tutto perdere l'identità e trovarsi costretti a inseguire mode e bizze di un mercato in costante ed continua evoluzione.
Chi dirige i suoi sforzi verso l'obiettivo di produrre grandi vini, sa che un grande vino si costruisce, non solo ma soprattutto, nel vigneto.
Non ci sono cuvée, tagli, alchimie capaci di reggere il confronto con il carattere, la personalità spiccata, l'assoluta originalità di un vino proveniente da un grande cru, quando si è instaurata quella miracolosa corrispondenza fra ceppo, microclima e terreno.
Certo è una via difficile, ma non impossibile e addirittura affascinante e stimolante per chi è alla ricerca dell'eccellenza.
Questa è la strada che Hofstätter percorre, concentrando l`attenzione sulle varietà veramente tipiche, rinvigorendo la tradizione di alcuni vitigni dimenticati, producendo vini che portino non solo il carattere e il genio, ma anche il nome della terra che li ha fatti nascere.
JOSEPH ALTO ADIGE GEWURZTRAMINER VENDEMMIA TARDIVA 2002 J. HOFSTATTER
Magnifico vino dal colore dorato, di elevata composizione, che sprigiona subito intensi profumi.
Gli aromi ricordano frutti esotici come mango, papaia, con un tocco di ananas e lychee.
Al palato sviluppa intensi aromi tipicamente varietali con un finale di estrema gradevolezza.
Sicuramente destinato ad acquisire ulteriore personalità dopo un periodo di permanenza in bottiglia di alcuni anni.
La vendemmia, che ricordiamo essere tardiva, viene effettuata a Novembre inoltrato.
Le uve si selezionano dai migliori vigneti di proprietà situati nel paese di Termeno.
Il vitigno autoctono porta il nome del paese, e, proprio qui, trova le ideali condizioni di maturazione per dare il meglio di sé.
Si tratta di un momento assai difficile in quanto gli acini stramaturi sono delicatissimi e solo mani esperte sono in grado di coglierli per riporli in cassettine ed avviarli alla cantina.
Giunti in azienda, i grappoli vengono pigiati in maniera soffice e, dopo lieve pressatura e sedimentazione, il mosto inizia a fermentare molto lentamente.
Finita la fermentazione, il vino matura in piccole botti di rovere per 12 mesi e, dopo l'imbottigliamento, per ulteriori 6 mesi in bottiglia prima di essere posto alla vendita.