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L'area comprende il comune di Jumilla, da cui prende il nome, e il contiguo sud-est della provincia di Albacete nella regione di Castiglia-La Mancia.
Anche se non ha avuto una normativa regolamentata fino al 1966, i resti di vitis vinifera ritrovati sui suoi suoli sono fra i più antichi d'Europa (3.000 a.C).
Neppure la storia recente della denominazione è stata semplice: fino al 1970 la Jumilla era conosciuta quasi esclusivamente per i suoi vini sfusi, intensi e dal colore pronunciato; le cantine industriali e le cooperative si dividevano i vigneti mentre alle piccole cantine indipendenti rimaneva poco spazio.
In seguito alla forte inflessione provocata dalla fillossera, si cominciò a scommettere sull'uva Monastrell,
La tenuta Olivares si chiama HOYA DE SANTA ANA ed è ubicata a nord ovest, nel cuore della Jumilla, un comune spagnolo di 25.348 abitanti situato nella comunità autonoma di Murcia.
Situata a 825 metri sul mare questa regione vanta estati molto lunghe e caldissime con scarse precipitazioni ed inverni freddi.
I terreni sono calcarei, sabbiosi, pietrosi e spesso senza portainnesto, ma capaci di trattenere molta umidità consentendo all’acino di non diventare asettico, rilasciando però sapori dolcissimi con profumi fruttati, creando corpo e raffinatezza.
I grappoli sono scelti dalle piante più vecchie (qualcuna addirittura ancora prefillossera in quanto è una delle poche zone che non venne intaccata nel 1800) e sono lasciate in sovra maturazione per circa 10 giorni.
Viene poi vinificato con un residuo zuccherino di quasi 200 gr/l .
La fermentazione avviene con lieviti naturali in modo parziale (30 giorni circa).
Non fa invecchiamento in legno nonostante la sensazione scioccante nel finale di pepe nero e cioccolato.
Viene messo in bottiglia tra giugno e agosto e viene lasciato per 2 anni prima di essere messo in vendita.
JUMILLA DOP DULCE MONASTRELL OLIVARES 2017 BODEGA OLIVARES
Le uve della vendemmia 2016 provengono dal vigneto di Hoya de Santa Ana, a un’altitudine di 825 metri s.l.m.: indispensabile per non “cuocere e profumi”.
I grappoli sono scelti dalle piante più vecchie (addirittura prefillossera) e sono lasciate in sovra maturazione per favorirne l’appassimento; quando tutto è equilibratamente pronto si da inizio alla vinificazione e tutto quanto di utile per fare un vino dolce, con residuo zuccherino di quasi 200 gr/l.
La fermentazione avviene in tino molto largo, chiaramente parziale, non fa barrique, di solito lo imbottigliano a tra giugno e agosto e poi lo lasciano in bottiglia per oltre 2 anni.
Ne esce un vino che trattiene nel colore tutte le sfumature di gioventù, e anche questo, pur essendo un 2016, ha ancora concentrazione granato e nuance violacee.
Ma è nel profumo che troviamo la migliore gradevole sorpresa: frutta matura e sciroppata, ciliegia e mora, uno leggero spunto di uvetta rossa super appassita, quasi un dattero, poi qualcosa di balsamico e di fondente cacao, infine uno stupefacente erbaceo fresco, un po’ menta e peperoncino verde.
Seppur decisamente dolce, quei 200 grammi zuccherini non si avvertono; c’è della grinta fresco/sapida e un sottofondo tannico che stempera la dolcezza ed equilibra un volume liquido di setosa morbidezza.
Avvolgente con sontuosa semplicità.
Finale d’aroma scioccante per pepe nero dolce e cioccolato (eppur non fa legno).