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Codice: 00001613
Categoria: Vini da seduzione
Disponibilità:
1
Contenuto:
0,50 lt.
Confezione:
Bottiglia
Località: Italia-Umbria
Produttore:
Tenuta Decugnano dei Barbi Orvieto TR
Già nel 1212 i terreni di Decugnano producevano vino destinato al clero di Orvieto; Giovanni e Pietro, due chierici, avevano la responsabilità di custodire questa terra, il cui epicentro era la chiesa di Santa Maria di Decugnano, una presenza spirituale che ancora oggi permea l'aria con la sua magia.
La storia riprese vita nel 1973 con l'arrivo di Claudio Barbi a Decugnano. Claudio aveva viaggiato in Francia e partecipato ad alcune vendemmie incantato dalla dedizione e dalla passione che gli abitanti d'oltralpe mostravano per la coltivazione della vite.
A soli 28 anni, Claudio si imbatté per caso in Decugnano, allora una terra dimenticata. Ma, dietro quel velo di abbandono, scorse un fascino che lo conquistò. Provò un legame intenso con quella terra e decise di farla sua: nacque così Decugnano dei Barbi.
Claudio iniziò quindi il rinnovamento dei vigneti e la costruzione della cantina.
Nel 1978 i primi vini videro la luce portando con sé un'ondata di innovazione.
La sua visione si rifletteva nella scelta di metodi di vinificazione moderni, che all'epoca rappresentavano una svolta.
Claudio uscì con tre etichette che ancora oggi esistono: il Decugnano Bianco, il Decugnano Rosso e il Metodo Classico. Quest’ultimo vino fu il suo passo più audace; nessuno prima di lui aveva provato a creare un Metodo Classico in Umbria ed era una sfida all'ordine delle cose, ma anche un omaggio alle sue radici bresciane.
Il vero miracolo accadde nel 1981. Fu in quell'anno che Claudio creò la Pourriture Noble, la prima muffa nobile prodotta in Italia.
Ispirato dalle sue esperienze a Sauternes notò che anche a Orvieto la botrytis cinerea, il fungo responsabile della muffa nobile, era abbondante. Con la sua abilità e dedizione vinificò solo le uve botritizzate di quell’anno. Creò un vino che sorprese tutti.
Un'opera che ebbe inizio con la visione e la passione di Claudio Barbi, oggi prosegue con altrettanta dedizione e rinnovato entusiasmo da suo figlio Enzo.
PORRITURE NOBLE 2020 MUFFA NOBILE ORVIETO CLASSICO DOC DECUGNANO DEI BARBI
Nel 1981 quando Claudio Barbi, giunto da pochi anni a Orvieto, notò una abbondante sviluppo della botrytis cinerea, nessuno nella zona produceva vini da Muffa Nobile.
Al contrario, il fungo era malvisto e i contadini si assicuravano di raccogliere l'uva prima che si sviluppasse. Persino i documenti storici, come l'analisi dettagliata del vino di Orvieto commissionata dal Ministero dell'Agricoltura Italiano a Giorgio Garavini nel 1931, specificavano che la botrytis cinerea non favoriva la maturazione delle uve del vino di Orvieto, come avveniva invece a Sauternes.
La creazione del bacino artificiale del Lago di Corbara nel secondo dopoguerra ha cambiato completamente il microclima della zona.
Claudio decise quindi di provare a vinificare quei grappoli attaccati da botrytis cinerea separatamente, come aveva visito fare a Sauternes pochi anni prima.
Il risultato? Un vino che avrebbe sorpreso tanti.
In un'epoca in cui la conoscenza del vino di qualità tra i consumatori era limitata, Claudio decise di utilizzare il nome francese con cui gli enologi si riferiscono alla botrytis cinerea, ovvero "Pourriture Noble".
Definire la Pourriture Noble un “vino dolce” è molto riduttivo.
É un vino che cattura e sorprende, la cui complessità che si dispiega sorso dopo sorso, rimanda ai ricordi, alla riflessione.
Proveniente da alcuni vigneti di Grechetto, Sauvignon Blanc e Procanico che per una fortunata combinazione microclimatica sono colpiti da muffa nobile.
Una meticolosa vendemmia in più passaggi successivi, una pressatura immediata e una lunga fermentazione permettono di ottenere questa rarità: un vino prezioso, squisito, strettamente naturale.
Se altrove la Botrite è una malattia che danneggia la vite, a Decugnano e ad Orvieto questa diventa il miracolo della Muffa Nobile.
La produzione di questo vino è tra le più complesse che ci siano, dove nulla è scontato.
Il colore è giallo dorato con lievi riflessi ambrati. Molto consistente.
Al naso è ampio, note di zafferano, frutta in confettura, smalto, pesche sciroppate.
Dolce, vellutato, avvolgente e caldo al palato.
Tre bicchieri dal Gambero Rosso che lo premia come miglior vino dolce dell’anno!
Vini d’Italia 2023 Gambero Rosso:
“Ottenuto da grechetto e sauvignon il Pourriture Noble colpisce subito per le note olfattive, complesse, persistenti e nitide che giocano sul frutto maturo, sui fiori gialli, sulle spezie dolci, con un tocco di zafferano e canditi d’agrume di gran fascino. La bocca è dolce, ma mai stucchevole, fresca d’acidità e dal finale sapido, profondo. Vino di grande beva, elegante e scorrevole, che lascia il segno. Un vino che fa il verso alla Francia nel nome, ma non solo...”
La Pourriture Noble
Attraverso una fortunata combinazione di condizioni ambientali favorevoli, come la temperatura e l'umidità ideali, le nebbie mattutine seguite da giornate assolate e calde, sull'uva matura di alcune viti si può manifestare la botrytis cinerea, un noto parassita fungino.
Si diffonde irregolarmente da un acino all'altro sul medesimo grappolo, da un grappolo all'altro e da una parte di vigna all'altra. L'uva matura, dorata, piena, con la pelle liscia, si trova di colpo leggermente disseminata di punti di spillo bruni. Il colore della pelle vira al rosa ed al malva tenero, diventando progressivamente marrone, prima che gli acini comincino a raggrinzirsi ed una muffa polverosa, color cenere, si manifesti a volte sulla loro superficie corrugata. Questi sono segni esteriori di un'attività chimica frenetica e di cambiamenti strutturali nel seno del chicco dell'uva, che porteranno una struttura fisica e chimica dei mosti completamente nuova.
Si creano elementi nuovi estranei a qualsiasi altro vino: la botriticina, l'acido gluconico, le destrine ed il glicerolo, mentre la struttura molecolare della pelle dell'uva, decomposta dall'azione della botrytis, favorisce la liberazione dei tannini altrimenti trattenuti dalla pelle durante la pressatura. Il risultato di una trasformazione complessa e che un sapore nuovo è nato, un gusto meraviglioso e magico che non assomiglia a quello di nessun altro vino.
Nei pomeriggi di sole, quando l'uva è completamente asciutta, grazie anche ad una continua defoliazione che lascerà solo le foglie verdi e sane, si inizia la raccolta che viene fatta con tre o quattro passaggi successivi, avendo cura ogni volta di cogliere solo i grappoli, o la parte di essi, in cui la botrytis ha compiuto la sua opera miglioratrice.
Durante queste raccolte si scartano e gettano i grappoli danneggiati o affetti da alterazioni batteriche. Vendemmiatori esperti riescono a distinguere a colpo d'occhio gli uni dagli altri.
Una pressatura immediata di quest'uva, seguita da una lunga fermentazione, secondo le antiche pratiche di cantina, simili a quelle utilizzate per i famosi vini di Sauternes, permette infine di ottenere questa rarità preziosa e squisita, un vino strettamente naturale e di grande qualità.
La storia riprese vita nel 1973 con l'arrivo di Claudio Barbi a Decugnano. Claudio aveva viaggiato in Francia e partecipato ad alcune vendemmie incantato dalla dedizione e dalla passione che gli abitanti d'oltralpe mostravano per la coltivazione della vite.
A soli 28 anni, Claudio si imbatté per caso in Decugnano, allora una terra dimenticata. Ma, dietro quel velo di abbandono, scorse un fascino che lo conquistò. Provò un legame intenso con quella terra e decise di farla sua: nacque così Decugnano dei Barbi.
Claudio iniziò quindi il rinnovamento dei vigneti e la costruzione della cantina.
Nel 1978 i primi vini videro la luce portando con sé un'ondata di innovazione.
La sua visione si rifletteva nella scelta di metodi di vinificazione moderni, che all'epoca rappresentavano una svolta.
Claudio uscì con tre etichette che ancora oggi esistono: il Decugnano Bianco, il Decugnano Rosso e il Metodo Classico. Quest’ultimo vino fu il suo passo più audace; nessuno prima di lui aveva provato a creare un Metodo Classico in Umbria ed era una sfida all'ordine delle cose, ma anche un omaggio alle sue radici bresciane.
Il vero miracolo accadde nel 1981. Fu in quell'anno che Claudio creò la Pourriture Noble, la prima muffa nobile prodotta in Italia.
Ispirato dalle sue esperienze a Sauternes notò che anche a Orvieto la botrytis cinerea, il fungo responsabile della muffa nobile, era abbondante. Con la sua abilità e dedizione vinificò solo le uve botritizzate di quell’anno. Creò un vino che sorprese tutti.
Un'opera che ebbe inizio con la visione e la passione di Claudio Barbi, oggi prosegue con altrettanta dedizione e rinnovato entusiasmo da suo figlio Enzo.
PORRITURE NOBLE 2020 MUFFA NOBILE ORVIETO CLASSICO DOC DECUGNANO DEI BARBI
Nel 1981 quando Claudio Barbi, giunto da pochi anni a Orvieto, notò una abbondante sviluppo della botrytis cinerea, nessuno nella zona produceva vini da Muffa Nobile.
Al contrario, il fungo era malvisto e i contadini si assicuravano di raccogliere l'uva prima che si sviluppasse. Persino i documenti storici, come l'analisi dettagliata del vino di Orvieto commissionata dal Ministero dell'Agricoltura Italiano a Giorgio Garavini nel 1931, specificavano che la botrytis cinerea non favoriva la maturazione delle uve del vino di Orvieto, come avveniva invece a Sauternes.
La creazione del bacino artificiale del Lago di Corbara nel secondo dopoguerra ha cambiato completamente il microclima della zona.
Claudio decise quindi di provare a vinificare quei grappoli attaccati da botrytis cinerea separatamente, come aveva visito fare a Sauternes pochi anni prima.
Il risultato? Un vino che avrebbe sorpreso tanti.
In un'epoca in cui la conoscenza del vino di qualità tra i consumatori era limitata, Claudio decise di utilizzare il nome francese con cui gli enologi si riferiscono alla botrytis cinerea, ovvero "Pourriture Noble".
Definire la Pourriture Noble un “vino dolce” è molto riduttivo.
É un vino che cattura e sorprende, la cui complessità che si dispiega sorso dopo sorso, rimanda ai ricordi, alla riflessione.
Proveniente da alcuni vigneti di Grechetto, Sauvignon Blanc e Procanico che per una fortunata combinazione microclimatica sono colpiti da muffa nobile.
Una meticolosa vendemmia in più passaggi successivi, una pressatura immediata e una lunga fermentazione permettono di ottenere questa rarità: un vino prezioso, squisito, strettamente naturale.
Se altrove la Botrite è una malattia che danneggia la vite, a Decugnano e ad Orvieto questa diventa il miracolo della Muffa Nobile.
La produzione di questo vino è tra le più complesse che ci siano, dove nulla è scontato.
Il colore è giallo dorato con lievi riflessi ambrati. Molto consistente.
Al naso è ampio, note di zafferano, frutta in confettura, smalto, pesche sciroppate.
Dolce, vellutato, avvolgente e caldo al palato.
Tre bicchieri dal Gambero Rosso che lo premia come miglior vino dolce dell’anno!
Vini d’Italia 2023 Gambero Rosso:
“Ottenuto da grechetto e sauvignon il Pourriture Noble colpisce subito per le note olfattive, complesse, persistenti e nitide che giocano sul frutto maturo, sui fiori gialli, sulle spezie dolci, con un tocco di zafferano e canditi d’agrume di gran fascino. La bocca è dolce, ma mai stucchevole, fresca d’acidità e dal finale sapido, profondo. Vino di grande beva, elegante e scorrevole, che lascia il segno. Un vino che fa il verso alla Francia nel nome, ma non solo...”
La Pourriture Noble
Attraverso una fortunata combinazione di condizioni ambientali favorevoli, come la temperatura e l'umidità ideali, le nebbie mattutine seguite da giornate assolate e calde, sull'uva matura di alcune viti si può manifestare la botrytis cinerea, un noto parassita fungino.
Si diffonde irregolarmente da un acino all'altro sul medesimo grappolo, da un grappolo all'altro e da una parte di vigna all'altra. L'uva matura, dorata, piena, con la pelle liscia, si trova di colpo leggermente disseminata di punti di spillo bruni. Il colore della pelle vira al rosa ed al malva tenero, diventando progressivamente marrone, prima che gli acini comincino a raggrinzirsi ed una muffa polverosa, color cenere, si manifesti a volte sulla loro superficie corrugata. Questi sono segni esteriori di un'attività chimica frenetica e di cambiamenti strutturali nel seno del chicco dell'uva, che porteranno una struttura fisica e chimica dei mosti completamente nuova.
Si creano elementi nuovi estranei a qualsiasi altro vino: la botriticina, l'acido gluconico, le destrine ed il glicerolo, mentre la struttura molecolare della pelle dell'uva, decomposta dall'azione della botrytis, favorisce la liberazione dei tannini altrimenti trattenuti dalla pelle durante la pressatura. Il risultato di una trasformazione complessa e che un sapore nuovo è nato, un gusto meraviglioso e magico che non assomiglia a quello di nessun altro vino.
Nei pomeriggi di sole, quando l'uva è completamente asciutta, grazie anche ad una continua defoliazione che lascerà solo le foglie verdi e sane, si inizia la raccolta che viene fatta con tre o quattro passaggi successivi, avendo cura ogni volta di cogliere solo i grappoli, o la parte di essi, in cui la botrytis ha compiuto la sua opera miglioratrice.
Durante queste raccolte si scartano e gettano i grappoli danneggiati o affetti da alterazioni batteriche. Vendemmiatori esperti riescono a distinguere a colpo d'occhio gli uni dagli altri.
Una pressatura immediata di quest'uva, seguita da una lunga fermentazione, secondo le antiche pratiche di cantina, simili a quelle utilizzate per i famosi vini di Sauternes, permette infine di ottenere questa rarità preziosa e squisita, un vino strettamente naturale e di grande qualità.